Francesco Baracca

 
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Francesco Baracca nasce il 9 maggio 1888 da Paolina Biancoli e da Enrico. Da giovane segue dapprima la scuola dei Padri Salesiani di Lugo, poi gli studi presso gli Scolopi della Badia Fiesolana, per terminarli al Liceo “Dante” di Firenze. Dopo la maturità si iscrive alla Scuola Militare di Modena, dove rimane per un paio di anni.

 

Nel 1909 frequenta la Scuola di Cavalleria a Pinerolo, dove viene promosso al grado di sottotenente nel luglio 1910 e assegnato al 1° Squadrone del Reggimento “Piemonte Reale” di stanza a Roma. Nel 1912 segue i corsi di pilotaggio civile a Reims, dove consegue il brevetto di pilota, attività verso cui avverte una naturale propensione ed un grande entusiasmo, testimoniati dalla lettera al padre del 5 maggio 1912 nella quale afferma: “[...] ora mi accorgo di avere avuto un’idea meravigliosa, perché l’aviazione ha progredito immensamente ed avrà un avvenire strepitoso  ”....

 

Tullo Masi
Tullo Masi

Comandante Generale dal giugno 1907 al dicembre 1911

Il 2° Comandante Generale del Corpo, Tenente Generale Tullo MASI, frequentò l'Accademia Militare dal marzo 1870 al settembre 1871, conseguendovi il grado di sottotenente nello Stato Maggiore del genio.
Nel corso della sua rapida e brillante carriera, fino al conseguimento della promozione a maggiore prestò servizio presso il 2° ed il 3° Reggimento genio e frequentò la Scuola di Guerra.

Tullo Masi

Fu quindi assegnato al Corpo di Stato Maggiore, prima presso il Comando del 6° Corpo d'Armata e poi quale Capo di Stato Maggiore della Divisione militare di Chieti.

Promosso colonnello, tenne il comando dell'88° Reggimento fanteria, da cui passò a quello del 3° Reggimento bersaglieri. Quale maggiore generale comandò la Brigata Ferrara finché il 16 giugno 1907, assunse il Comando della Regia Guardia di Finanza.

Vi rimase anche da tenente generale fino al dicembre 1911, epoca in cui venne nominato Comandante della Divisione militare di Napoli. Comandò infine il IV Corpo d'Armata fino al marzo del 1915, allorché fu
messo a disposizione per motivi di salute.

Fece parte della Commissione, nominata dal Ministro Maiorana, che portò all'autonomia del Corpo con la creazione del Comando Generale, delle legioni territoriali, della legione allievi e delle compagnie.

Sotto il suo comando fu esteso alla Guardia di Finanza l'uso delle stellette e la Scuola sottufficiali venne trasformata in Scuola allievi ufficiali. Fu insignito della Croce di grand'ufficiale dell'ordine della Corona d'Italia,
della Croce d'oro con Corona Reale per anzianità di servizio e della Croce di grand'ufficiale dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.

Fu deputato al Parlamento nazionale, per il nativo collegio di Lugo, nella 18^ e 23^ legislatura

 Lughesi della Prima guerra mondiale.
Dopo Baracca il più grande fu Aurelio Baruzzi. Medaglia d'oro al valor militare sul campo! Fu il primo a entrare a Gorizia dopo avere fatto prigionieri più di 200 austriaci da solo.

 

 

                                                                             Testi e foto : Mauro Antonellini

Michele Gordini - un grande ciclista eroico romagnolo, moriva 40 anni fa

Nato a Budrio di Cotignola (RA) il 23 aprile 1896
Deceduto a Cotignola (RA) il 22 febbraio 1970

Nel 1921, grazie ad una colletta dei suoi compaesani, comprò una bicicletta e si iscrisse al Giro d'Italia come "isolato", vincendo tre tappe. Partecipò come indipendente anche al Tour de France.
E' stato protagonista di quel ciclismo epico fatto di strade polverose dal fondo impossibile e di estenuanti competizioni, lunghe anche più di trecento chilometri, la cui partenza veniva data a notte fonda. Dotato di una salute di ferro e di una forza fisica fuori dal comune, alternò per un certo tempo l'attività di facchino con quella di corridore. Nel 1920 a Cotignola partecipa per scommessa alla sua prima corsa. Vince battendo i migliori dilettanti romagnoli in lizza. Iscrittosi alla "Baracca" di Lugo, nel mese di marzo dell'anno dopo, ancora una volta per scommessa, è autore di una prova singolare: lungo la strada del Canale Naviglio batte in bicicletta un cavallo sulla distanza di un chilometro con partenza da fermi: 1'22"4/5 contro 1'32"2/5 del quadrupede. In lui e nei suoi amici si fa strada sempre più l'idea di una possibile dignitosa carriera come corridore. E' determinato a passare professionista e nutre il desiderio di partecipare al Giro d'Italia. C'è uno scoglio però: non ha il denaro necessario. Lo trova grazie a dei compaesani mentre dal lughese Geminiani ottiene a un prezzo di favore una nuova fiammante bicicletta. Così in quel 1921 può iscriversi come "isolato" al Giro d'Italia. Vince tre tappe dell'apposita categoria istituita per i non accasati risultando primo nella graduatoria e 14° assoluto in classifica finale. La buona prova gli frutta una discreta somma in denaro. Al colmo della soddisfazione festeggia l'avvenimento decidendo di registrare all'anagrafe, con il nome di Isolato, il quarto figlio nato da poco. Stravagante, battagliero, indomabile, franco in corsa come nei rapporti umani, si distingue fino al 1928 come atleta di notevole potenza, resistente, ben temprato alla fatica. Dal 1922 al 1928 partecipa al Giro d'Italia sia in veste di "isolato", sia assistito da squadre (1922 "Bianchi", 1924 "Ganna", 1925 "Atala"). Nell'edizione del 1923 si classifica 7° distinguendosi con prove degne d'ammirazione che lo proiettano tra i primi in diverse graduatorie di merito. Partecipa anche a un buon numero di classiche. Tra i suoi risultati: 1° nel Giro dell'Umbria (1922); 1° nel Giro dell'Emilia e nella Coppa Ridolfi (1923); nel 1924 è 2° alla Milano - Torino, 3° nel Giro di Toscana e nel campionato italiano; nel 1927 è 2° al Giro del Veneto e 3° in quello di Romagna. Nel 1927 si classifica 2° nella Roma-Napoli-Roma di 600 km. Come "isolato" prende parte anche al Tour de France; è 21° nel 1925, 24° nel 1927 e ritirato per caduta nel 1928, rendendosi autore di alcune imprese che lo collocano tra i protagonisti leggendari di questa durissima corsa a tappe. L'edizione del 1927, per esempio, lo vede interprete di una lunga fuga nella tappa Bayonne-Luchon di 326 chilometri. Subito dopo la partenza nel buio della notte scappa dal gruppo. Sull'Aubisque il suo vantaggio sale a 45'; per un incidente meccanico è costretto ad attardarsi e viene raggiunto dal lussemburghese Frantz sul Tourmalet. All'arrivo si classifica quarto. Sia nel 1925 che nel 1927 figura tra i primi nella speciale classifica "touristes-routiers". Nel 1929 si ritira nel suo ultimo Tour e cessà l'attività agonistica. Ma nel 1932, dopo aver lavorato come facchino, torna alle corse ottenendo un'affermazione in una gara minore e concludendo, alla fine dell'anno, definitivamente la sua carriera. Intrepido, non si arrendeva mai di fronte alle difficoltà che l'esperienza di corridore, vissuta per lo più da isolato senza sostegno alcuno, gli imponeva: tante forature (i pochi mezzi a disposizione lo costringevano ad usare gomme di scarsa qualità), fame, viaggi di centinaia di chilometri in bicicletta per raggiungere le sedi di partenza adeguandosi anche ad improvvisati alloggi nelle stalle nottetempo.

Sante Geminiani morì il 15 agosto 1951, ucciso a seguito di uno scontro frontale in pista con il compagno di squadra Gianni Leoni. Il fatto accadde al Gran Premio dell’Ulster (Clady) vicino a Belfast. Verso le 10.00 AM, i due erano in pista insieme al terzo il compagno di squadra Enrico Lorenzetti, dopo alcuni giri Geminiani e Lorenzetti hanno fatto una breve sosta ai box per scambiare le loro moto, Leoni che aveva continuato, senza accorgersi della loro fermata, solo dopo alcuni chilometri, si accorse che i suoi due compagni mancavano. Leoni, probabilmente preoccupato che i suoi compagni di squadra fossero incorsi in un incidente, decise di invertire la direzione di marcia percorrendo il circuito all’indietro, Geminiani e Lorenzetti aveva lasciato i box e stavano viaggiando con un ritmo elevato nella direzione giusta, quando improvvisamente si trovarono davanti Leoni proveniente dal senso opposto. La collisione è stata inevitabile, Leoni e Geminiani si è schiantarono frontalmente ad una velocità stimata di 100 km / h, Lorenzetti, che distava circa 100 è stato anch’egli coinvolto, ma fu in grado di ridurre la velocità prima di schiantarsi contro i veicoli dei suoi compagni. Entrambi avrebbero sterzato verso il lato destro della pista nel tentativo di evitare la collisione, ma la manovra non riuscì. Sante Geminiani è stato gettato in aria e sbalzato circa 40 metri dal luogo dell’incidente, ed è morto sul colpo, la moto di leoni scivolò per molti metri a lato della strada, Gianni, che si alzò in piedi per un momento, ma subito ricadde, incosciente, su una siepe ed è morto dopo trasporto in un ospedale di Belfast. Enrico Lorenzetti subito solo lievi ferite. Nonostante la morte di due dei suoi piloti ufficiali e un altro ferito, il team di Moto Guzzi non si è ritirato dalla gara e il giorno seguente Bruno Ruffo, pilota della Casa di Mandello del Lario, ha vinto l’Ulster Grand Prix della classe 250 cc. Gianni Leoni, 35 anni d’età, era di Como, era sposato e aveva una figlia. Gianni Leoni non deve essere confuso con Guido Leoni, scomparso quello stesso anno in un incidente a Ferrara.
Sante Geminiani, aveva di 34 anni, romagnolo di Lugo (Ravenna), la regione definita “terra dei motori”, non c’è molto di pubblicato sulla storia di questo pilota,  gareggiava dal 1949 in sella alla Moto Guzzi ufficiale, nel 1950 conquistò il 2° posto nel Campionato Italiano della Classe 500 Sport. Nel  1951 prese al Campionato del Mondo della classe 500, sempre in sella alla Moto Guzzi 500cc, ed ottenne un grande risultato nel Gran Premio del Belgio 1951, sul difficile tracciato di Spa-Francorchamps; salì sul podio con i due piloti ufficiali della Galera: Geoff Duke e Alfredo Milani.

Ing.Fabio Taglioni
Ing.Fabio Taglioni

 

 

Non si può pensare alle moto Ducati senza dovere riconoscere quanto forte sia stata l’impronta che la genialità di Fabio Taglioni ha lasciato su ogni progetto da lui realizzato. Tuttora le attuali moto di produzione, così come le moto da gara, utilizzano concetti e idee sviluppate dal famoso ingegnere lughese.

Fabio Taglioni era nato a Lugo di Romagna il 10 settembre 1920. Il padre, Biagio, aveva una piccola officina dove Fabio imparò i primi rudimenti della meccanica. Proprio in questa officina Taglioni ebbe occasione di conoscere per la prima volta Enzo Ferrari e Tazio Nuvolari. Durante la guerra conobbe e sposò Norina, la moglie che ancora oggi tutela e preserva i ricordi dell’indimenticato “Dottor T”.

Ferito durante il conflitto, rientrò a casa e nel 1949 cominciò a collaborare con l’azienda motociclistica Ceccato. Nel 1950 fu assunto alla Mondial, dove rimase fino al 1954.

Proprio in quell’anno, Giuseppe Montano, Amministratore Delegato della neonata Ducati Meccanica, decise di creare ex novo un team di persone che fossero in grado di sviluppare moto esclusivamente per le gare, le cui tecnologie potessero successivamente essere utilizzate per la produzione. La scelta cadde su Taglioni. Ducati, in quel momento, non era una azienda forte nel settore motociclistico ed era necessario imporsi in gare che richiamassero un grande pubblico.

Taglioni realizzò in sei mesi, senza percepire uno stipendio, la prima vera moto da corsa della Ducati, la Gran Sport “ Marianna “, che si sarebbe successivamente imposta al Motogiro d’Italia e alla Milano - Taranto del 1955, 1956 e 1957.

In quegli anni Taglioni realizzò anche il primo motore con sistema desmodromico per moto, che permise alla Ducati di conquistare gare e campionati non solo su strada ma anche in circuito.

Sarebbe impossibile citare tutti i progetti realizzati da Fabio Taglioni in trent’anni di carriera in Ducati. Di sicuro, possiamo dire che la tecnologia applicata sulle moto Ducati da strada e da gara deriva ancora oggi dai progetti sviluppati dall’ingegnere lughese e dai suoi due “discepoli“, che, di fatto, raccolsero il suo testimone: Gianluigi Mengoli e Massimo Bordi. Dal telaio a traliccio al sistema desmodromico, dal motore bicindrico alla distribuzione a coppie coniche e a catena, tutta la tradizione tecnologica della Ducati poggia ancora saldamente sulla genialità di Fabio Taglioni.

Anche dopo la sua scomparsa (il 18 luglio 2001), lo spirito innovativo del Dottor T è ancora vivo e applicato anche sulla Ducati più avanzata mai realizzata, la Desmosedici.

 

 

 

 

 

Mario Lega
Mario Lega

 

Carriera

Fece il suo debutto nel Campionato Italiano Cadetti classe 60 nel 1966, correndo dapprima con una Italjet e poi con una Minarelli. Divenuto Juniores nel 1970, vinse il Campionato Italiano della categoria l'anno successivo, con una Yamaha TD 250. "Promosso" a Seniores per la stagione 1972, in quell'anno fece anche il suo esordio nel Motomondiale, ritirandosi al GP delle Nazioni nella quarto di litro. A fine stagione Lega fu 5° nel Campionato Italiano della 250.

Nel 1973 il centauro romagnolo venne ingaggiato dalla scuderia Diemme. In quell'anno ottenne i suoi primi punti nel Mondiale, ottenendo come miglior risultato il 4º posto al GP di Jugoslavia in 250. L'anno successivo fu quello del titolo di Campione d'Italia della 350 e del secondo posto al Nazioni dietro ad Agostini, sempre in 350.

Una caduta al Paul Ricard, a inizio 1975, segnò l'inizio di un periodo di crisi di risultati per Lega. La crisi durò sino al 1977, anno in cui venne ingaggiato dalla Morbidelli per sostituire Paolo Pileri, infortunatosi al GP d'Austria. Il contratto con il costruttore pesarese era inizialmente per sole tre gare (Nazioni, Francia e Spagna), ma venne prolungato grazie ai buoni risultati di Lega, issatosi in vetta alla classifica della 250. Il buon momento venne confermato in Jugoslavia, dove il romagnolo vinse il GP. Grazie anche ai piazzamenti a podio ottenuti in Belgio, Svezia e Cecoslovacchia, Lega divenne Campione del Mondo della quarto di litro. Il 1977 fu anche l'anno del secondo titolo italiano della 350.

La stagione 1978 fu una stagione meno proficua di risultati per il pilota di Lugo, solo settimo in classifica in 250 nel Mondiale vinto dalla Kawasaki KR di Kork Ballington. Nel 1979 Lega corse nel Campionato Europeo Endurance, in coppia con Victor Palomo su una Ducati, ottenendo l'8º posto nella classifica finale[1]. A fine stagione si ritirò dalle corse, continuando l'attività (mai interrotta neanche durante l'impegno come pilota ufficiale Morbidelli) di operatore SIP.

Attualmente commenta le gare del Motomondiale per la Gazzetta dello Sport ed è istruttore di guida

GIOVANNI PRONI - Campione Italiano 250 cc. anno 1975

PAOLO FERRETTI - Campione Italiano 250 cc. anno 1981

Forse non tutti sanno che Italo Zingarelli, nato a Lugo e noto anche con lo pseudonimo di Ike Zingarmann, è passato alla storia per essere stato l'inventore della coppia cinematografica formata da Bud Spencer e Terence Hill.
Vi propongo una foto dove potete notare l'incredibile somiglianza con Bud Spencer.

...sai che Charles Ponzi, nato Carlo (Lugo, 3 marzo 1882 – Rio de Janeiro, 18 gennaio 1949), è stato un truffatore italiano. Emigrò negli Stati Uniti, dove divenne uno dei più grandi truffatori della storia americana.

http://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Ponzi

Teodoro Zeccoli
Teodoro Zeccoli
Teodoro Zeccoli, nato a Lugo di Romagna (Ravenna) il 15 ottobre 1929, è un pezzo di storia dell'Alfa Romeo. Il suo contributo allo sviluppo delle vetture del Portello fra gli anni Sessanta e i primi anni Ottanta fu fondamentale: finissimo conoscitore del sei mezzo meccanico, fu anche ottimo pilota nelle categorie Sport, Turismo e GT disputò più volte tutte le grandi classiche dell'automobilismo ra...ccogliendo numerosi successi.

Teodoro Zeccoli ha iniziato molto giovane a correre su strada dimostrando le sue capacità di guida e coraggio con vetture Fiat, OSCA e Lancia di proprietà o avute in prestito, ma il primo contratto da professionista arriva nel 1960 quando Karl Abarth lo vuole a Torino. I tre anni in Abarth furono molto importanti per la formazione e la crescita professionale di Zeccoli sia come pilota che come collaudatore. Durante quell'esperienza conosce Carlo Chiti che nel 1963 lo chiama all'ATS e successivamente lo vuole al suo fianco fin dal primo momento nell'avventura Autodelta. Dal 1963 al 1981 è stato così un collaudatore quasi leggendario, testando auto stradali e da corsa Alfa Romeo per 500 Km al giorno, tutti i gioni, sulla pista di Balocco. Per l'Autodelta contribuisce così in maniera determinante allo sviluppo delle TZ e TZ2, con cui ha anche occasione di mostrare in pista le sue doti di pilota veloce e regolare. Nel frattempo continuava a raccogliere ottimi risultati con le nuove e già vittoriose GTA. Contribuisce poi in modo determinante alla messa a punto della Tipo 33, nelle sue successive versioni, e ai suoi successi nelle varie competizioni. Alla prima uscita ufficiale della 33 in pista a Monza, il 7 gennaio del 1967, Zeccoli rimase vittima di un tremendo incidente nel quale riportò lesioni piuttosto gravi (frattura dell'osso sacro e di 6 vertebre cervicali) che lo tennero lontano dalle piste fortunatamente solo per un paio di mesi, rientrando in tempo per portare alla vittoria la 33 al suo debutto in gara nella corsa in salita di Fléron in Belgio. Negli anni '70 gli fu assegnato il coordinamento di un progetto mirato a trasformare in vettura da corsa la Montreal per il team americano BobCor. Un progetto quasi riuscito, perchè a fronte delle ottime prestazioni del motore vari cedimenti meccanici e mancanza di fondi per completarne lo sviluppo non consentirono alla Montreal di terminare nemmeno una gara.

Fra le sue più prestigiose vittorie di classe e assolute possiamo ricordare, con la GTA: Sebring, 1000 Km del Nürburgring, Spa-Francorchamps, 4 ore di Monza; con la TZ2: Mugello, 1000 Km di Monza; con la 33: Fléron, 500 Km di Imola.

Dall'abbandono delle corse fino al 2005 Teodoro Zeccoli, ora in pensione, è stato titolare della concessionaria BMW Turbosport di Imola